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(CAVALIERI MARVEL)

 

N° 99

 

 

ANIMALI SELVAGGI

 

Di Carlo Monni

 

 

1.

 

 

            Quando è diventata Sindaco di San Francisco, Sadie Sinclair sapeva che avrebbe dovuto aspettarsi giorni difficili ed oggi è uno di quelli: appena fuori dal Municipio il gruppetto di cui è alla testa è preso letteralmente d’assalto dai giornalisti che le sbattono in faccia i microfoni e la incalzano con un fuoco di fila di domande.

            Improvvisamente una giovane donna dai capelli rossi e gli occhi verdi parzialmente nascosti da un paio di occhiali urla:

-Basta!-

            I giornalisti si zittiscono, poi uno di loro dice:

-Andiamo, Kate, stiamo solo facendo il nostro lavoro, lo sai.-

-Ed il Sindaco sarà lieto di rispondere a tutte le vostre domande se le farete uno alla volta ordinatamente.- ribatte Kate Kildare, Capo dell’Ufficio Stampa della Città e Contea di San Francisco -Allora, chi comincia?-

            Si fa avanti una donna dalla pelle color caffelatte.

-Melita Garner per il San Francisco Herald e la domanda è semplice; cosa si sta facendo per arginare i delitti della pantera?-

            Sadie Sinclair fa un lieve sospiro e poi risponde:

-La Polizia sta dando senza sosta la caccia a questa serial killer superumana. Se ne sta occupando un team guidato da uno dei nostri migliori investigatori, il Tenente Sabrina Morrell, affiancata dall’Agente Speciale del F.B.S.A. Donna Kiel che ha una rimarchevole esperienza come profiler di superumani. In più, il mio ufficio ha richiesto la consulenza della Professoressa Lupe Hidalgo del Dipartimento di Antropologia dell’Università di Berkeley, esperta in miti e leggende del Centro e Sud America.-           

Sadie prende fiato ed indica una donna all’apparenza molto giovane e molto attraente, con lunghi capelli neri, carnagione olivastra e lineamenti che rivelano ascendenze indie oltre che ispaniche.

-Se posso spiegare…- interviene quest’ultima -… esiste la concreta possibilità che i miti delle antiche popolazioni native abbiano influenzato la serial killer. Nel paese di cui sono originaria, Costa Verde, c’è la diffusa credenza che gli dei della popolazione originaria non se ne siano andati con l’avvento del Cristianesimo e garantiscano il loro favore a chi ancora li adora sia pure in segreto. Si dice che la supereroina Artiglio d’Argento sarebbe figlia di uno di questi dei e di un comune mortale.[1] Alla donna pantera potrebbe essere accaduto qualcosa di simile.-

-Sarebbe, quindi, figlia di una sorta di dio giaguaro?- replica un altro giornalista -Difficile da mandar giù.-

-Quello che per alcuni è un dio, per altri è un demone e per altri ancora è solo un superumano che magari viene da una delle tante dimensioni parallele che ormai sappiamo coesistere con la nostra.- ribatte sorridendo Lupe Hidalgo -Come ha detto qualcuno: “Viviamo in tempi interessanti”.-[2]

            Una donna afroamericana si fa avanti:

-Lucretia Jones per la WWN, Cosa c’è di vero nelle voci secondo cui una sospetta è stata arrestata e subito rilasciata senza accuse?-

-Lascerò rispondere a questa domanda il Procuratore Distrettuale che è meglio informato.- replica Sadie lasciando spazio ad un uomo sui cinquant’anni, capelli e baffi castani, che indossa un completo grigio -A te la parola Robert.-

            Il Procuratore distrettuale Robert Algren si aggiusta meccanicamente gli occhiali mentre risponde:

-C’è stato un fermo, è vero, ma si è rivelato essere un banale caso di prostituzione e come tale è stato trattato. L’indagata è stata liberata ma dovrà comparire davanti al Giudice la prossima settimana.-

-Quindi siete ancora lontani dal poter incriminare qualcuno?- incalza Melita Garner.

-Non ho detto questo ma ora scusatemi: ho dei doveri che mi richiamano-

            Algren si allontana rapidamente verso un’auto in attesa. Poco distante, all’interno di un’altra auto, il Tenente Sabrina Morrell si rivolge al guidatore:

-Ho visto abbastanza. Andiamo via, Harry.-

-Ai suoi ordini, madame.- replica il suo partner.

 Abbiamo cose più serie da fare.- aggiunge la donna dai capelli rossi -Prendere quella fottuta pantera -

-La prenderemo Bree.-

            Bree Morrell non si sente troppo ottimista.

 

            Il Ducato di Lichtenbad è un piccolo, diciamo pure piccolissimo, Stato dell’Europa centrosettentrionale incastrato tra la Germania e l’Austria. Se lo cercaste su una carta geografica, fareste molta fatica a trovarlo: sarebbe poco più di un puntolino. Eppure questo staterello insignificante ha suscitato abbastanza interesse in qualcuno da spingerlo a pagare un onorario davvero molto salato per ingaggiare una delle migliori killer a pagamento presenti sulla piazza, la bionda giovane americana che si fa chiamare Cigno Nero, per farle uccidere l’attuale Duca regnante.

            Cigno Nero non si è posta troppe domande, un incarico è un incarico e i motivi di chi la paga non la riguardano. È arrivata nel Lichtenbad, ha usato le sue abilità di ninja per penetrare nel castello ducale e qui ha avuto un'amara sorpresa: era attesa.

            Una giovane donna, forse della sua stessa età, che indossa un costume simile a quello del defunto ex supercriminale e poi Vendicatore chiamato Spadaccino, l’ha affrontata e dalla sua spada è partita una scarica elettrica.

            Cigno Nero grida e poi crolla a terra.

-Non mi aspettavo che sarebbe stato così facile.- commenta la Spadaccina -Pensavo fosse più tosta, beh: meglio così.-

            Continua a puntare la sua lama contro la figura immobile e solo quando arrivano delle guardie che ammanettano polsi e caviglie della sua avversaria, si rilassa e ripone la spada nel fodero.

-Ottimo tempismo.- dice la ragazza in Tedesco ma con un evidente accento francese.

-Eravamo pronti ad intervenire….- replica il capo delle guardie -… ma il Duca ha insistito che lasciassimo fare a lei.-

            La Spadaccina fa una smorfia.

-Il caro Klaus ama i test a quanto pare, chissà se l’esito di questo lo ha soddisfatto?-

            Senza aspettare risposta la ragazza con la spada balza giù dagli spalti e si allontana rapidamente.

-Esibizionista come tutti quelli in costume.- commenta, sprezzante, il capo delle guardie poi indica la ragazza a terra ed ordina -Portatela di sotto in una cella. Domattina la interrogherò personalmente.-

            Due uomini sollevano la ragazza che giace a testa in giù e non si accorgono che i suoi occhi sono aperti e sta sorridendo.

 

            A New York, e precisamente nel distretto di Manhattan, l’assistente sociale Thomas Charlton rientra in ufficio dopo una dura giornata di lavoro. Nella grande stanza c’è un giovanotto di almeno una decina, forse anche una quindicina d’anni più giovane, anche lui di colore ma dalla pelle più chiara.

-Vedo che ha superato l’impatto con le case popolari.- commenta.

-Non mi aspettavo un simile degrado, lo confesso.- ribatte l’uomo

-E le cose sono migliorate rispetto a quando ero bambino. Ma scusi, non mi sono presentato: sono Jody Casper e lavoro qui da qualche anno ormai.-

-Il nipote di Sam Wilson, mi hanno parlato di te. Possiamo darci del tu, direi.-

-Mi sta bene. Ora che ti guardo meglio, hai un’aria familiare, non è che ci siamo già incontrati da qualche parte?-

-Non credo. Comunque qualcuno mi ha detto che somiglio a Wesley Snipes.-

-Uhm, può darsi, eppure...-

            Un lieve bussare alla porta distrae Jody e la distrazione aumenta quando entra una bella ragazza anche lei afroamericana che dice:

-Jody, è ora di andare. Io e Jack abbiamo fame.-

-La mamma ha ragione.- dice un bambino a fianco della donna. La sua pelle più chiara rende evidente che non è figlio di Jody.

-Tua madre ha ragione molto spesso.- commenta Jody poi si rivolge a Charlton -Lei è Nyla ...-

-Ed è troppo timido per dire che sono la sua ragazza. Lui, invece, è mio figlio Jack.-

-Io sono Thomas Charlton e sono felice di conoscere tutti e due.-

            Dopo un altro breve scambio di convenevoli, l’ufficio viene chiuso ed il gruppetto si separa. Thomas Charlton si avvia verso il suo appartamento. Vi è appena entrato che ci trova, seduta in poltrona, una ragazza africana di notevole bellezza che indossa un cortissimo abito rosso.

-Okoye!- esclama Charlton -Che ci fai qui?-

-È tempo di andare in cerca di preda, mio signore.- ribatte lei sorridendo -I leopardi non riposano quando calano le tenebre.-

 

 

2.

 

 

            Quando si parla del Wakanda c’è quasi sempre una sorta di idealizzazione di quel piccolo paese dell’Africa Centrale che è riuscito a raggiungere le più alte vette del progresso tecnologico pur preservando le antiche tradizioni, ma come dice un vecchio proverbio: non sempre è oro tutto quello che luccica.

            Una delle tradizioni più antiche, la cui origine è ormai oggetto di leggende talvolta contraddittorie, è quella per cui l’erede al trono non vi accede automaticamente ma deve guadagnarselo superando prove decisamente severissime.

            Il Principe Khanata avrebbe fatto volentieri a meno di competere per il trono e restare ad occuparsi a tempo pieno della sua società di produzione di automobili da competizione e Gran Turismo, per tacere della sua occasionale carriera come pilota di quelle stesse auto e della sua reputazione come playboy internazionale, ma è pur sempre un membro del Clan della Pantera e sa bene quali sono i suoi doveri.

            Per la prima volta non c’è solo una donna a competere per il trono ma ce ne sono addirittura due: Shuri, la giovane sorellastra dell’abdicatario T’Challa, e M’Koni, una delle sue tante cugine.

            Qual è Shuri? Si chiede Khanata: quella il cui costume è ornato da una collana ed una cintura fatte con denti di un leopardo o quella dal costume più disadorno? La regola vuole che i contendenti rimangano anonimi sino alla conclusione del conflitto ma lui scommetterebbe di sapere la risposta.

            Per un tempo che sembra interminabile i tre avversari si studiano nell’attesa che uno di loro faccia la prima mossa ed è quella con la collana a farla, scattando con un balzo acrobatico e sferrando un calcio a Khanata che lo evita con una rapida capriola all’indietro.

-Bella mossa, cugina...- le dice mentre entrambi atterrano sulle punte dei piedi -… ma, come vedi, non ha funzionato.-

-E che ne dici della mia?- ribatte l’altra sfidante piombandogli addosso dall’alto.

            Le sue gambe si serrano attorno al collo di Khanata trascinandolo a terra con sé. Che stupido, si dice lui.

 

            Lo squillare del telefono sveglia Clive Reston che meccanicamente allunga il braccio verso il comodino afferrando il piccolo apparecchio. Uno sguardo al display gli conferma i suoi peggiori timori: quando telefona Legoland[3] sono sempre guai specie se la telefonata arriva alle sei del mattino.

-Reston.- risponde semplicemente.

-Immagino che tu non abbia ancora visto il notiziario.-

            La voce appartiene al nuovo capo del MI6 Yorkie Mitchell, un uomo dai modi spicci, il che a Clive va benissimo.

-Non guardo molto la TV e ieri sono andato a letto presto.- ribatte.-Che è successo di così importante da svegliarmi a quest’ora?-

-La tua amica si è fatta viva.-

            Clive non ha bisogno di chiedere di chi sta parlando Mitchell, può essere solo una donna: il demonio con le sembianze di un angelo che risponde al nome di Fah Lo Suee.

-Il tempo di prepararmi e arrivo.-

-Bene Ti stiamo aspettando.-

            Ti? Ci sarebbe stato qualcun altro con Mitchell? Sir Lancelot Hunter, il Presidente del Joint Intelligence Committee[4] forse? Da quando Fa Lo Suee aveva mandato dei fansicari[5] ad ucciderlo, mossa a cui era sopravvissuto con fatica, aveva per le attività della figlia di Fu Manchu un interesse molto personale e non si poteva biasimarlo. Inutile farsi domande, pensa Clive, avrebbe presto avuto le risposte.

            Melissa Greville si solleva a sedere sul letto e gli chiede:

-Guai?-

-Pare che Fah Lo Suee si sia rifatta viva. Non ha aspettato molto dopo aver tentato di cancellare il Giappone dalla carta geografica.-[6] risponde, cupo, Clive.

            Melissa gli accarezza le spalle e dice in tono preoccupato:

-Non so quanto sia saggio per te avere di nuovo a che fare con lei ma so anche che non puoi farne a meno. Avete qualcosa che vi lega ormai.-

-Ti riferisci al figlio che aspetta e che dice essere mio? Magari mentiva.-

-Tu non lo credi e nemmeno io. Devi fare ciò che è giusto, Clive.-

            Reston si lascia sfuggire una risata amara e ribatte:

-E cosa è giusto? Vorrei tanto saperlo! Ma basta filosofeggiare, mi aspettano per cose più concrete. Vieni con me?-

-Avevo intenzione di far visita a Sir Denis ma immagino che vorrà essere informato sulle più recenti attività della figlia di Fu Manchu, quindi: sì, vengo con te.- risponde la bionda ragazza.

            Il tempo di una veloce doccia scozzese, nello stile che Clive ha imparato da suo padre, e di vestirsi e i due sono in viaggio per Vauxhall a bordo della Jaguar di Clive.

 

            Il Tenente Shirley Lennox della divisione C.S.I.[7] del Dipartimento di Polizia di San Francisco sente la porta del laboratorio forense aprirsi e senza alzare gli occhi dal microscopio dice:

-Se cerchi delle novità, Sabrina, devo deluderti: non ce ne sono, non buone almeno.-

-Come… come facevi a sapere che ero io?- chiede, perplessa, Sabrina Morrell.

            Shirley Lennox, una bella donna sulla quarantina dai capelli color castano ramato, si volta verso di lei sfoderando un sorriso divertito e risponde:

-Oh, quello è stato facile: una combinazione del tuo profumo, del rumore caratteristico dei tacchi dei tuoi stivali… e del fatto che il poliziotto all’ingresso mi ha avvertito del tuo arrivo.-

-Ah, c’ero quasi cascata! Dicevi che non ci sono notizie.-

-Purtroppo no. Non ci sono ancora riscontri tra i campioni di DNA raccolti sulla scena del crimine e quelli della nostra sospettata.-

-Maledizione.-

-Ottimo commento.-

-Scommetterei che Anita Delgado è la nostra donna pantera ma senza il DNA non possiamo provarlo a meno di non beccarla sul fatto e non sono disposta a correre questo rischio. Ehi, cos’è questo suono: tamburi?-

            In effetti il suono di distanti tamburi si ode nella stanza mentre volute di fumo escono dal pavimento e dal fumo esce una giovane donna dalla pelle ambrata vestita con una lunga tunica che le lascia scoperte le spalle. Sulla testa un diadema ornato di teschi

-Ma che Diavolo?- esclama Shirley.

            Sabrina sospira:.

-Shirley…- dice -… questa signorina che ama le entrate teatrali si chiama Collette Drumm, viene da New Orleans e dice di poterci aiutare a catturare la nostra donna pantera .-

-Non lo dico semplicemente.- ribatte la ragazza -Io posso farlo. Quella malvagia creatura della notte sta per colpire ancora proprio adesso ed io vi porterò da lei.-

Collette Drumm afferra le due donne per i polsi. Nello stesso momento il suono di tamburi torna a farsi sentire mentre il fumo aumenta d’intensità fino ad avvolgere le tre figure femminili.

Pochi istanti poi il fumo si dissipa, i tamburi tacciono e la stanza è vuota.

 

 

3.

 

 

            L’uomo che si fa chiamare Stal[8] sta riposando nella sua stanza quando sente bussare alla porta. Va ad aprire e si trova davanti un uomo in divisa verde sulle cui spalline è inciso il classico simbolo della falce e martello sormontato da un teschio rosso stilizzato.

-Il Teschio Rosso vuole vederti.- dice semplicemente.[9]

-Ed io sarò felice di incontrarlo.- ribatte l’altro

            Mentre è scortato verso l’ufficio del Teschio Rosso, Stal si chiede se quel sinistro individuo vuole solo incontrarlo per conoscerlo meglio o se c’è qualche altro motivo. Che abbia scoperto…

            I suoi pensieri si interrompono quando viene introdotto in un'ampia stanza dove lo attende in piedi un uomo alto che indossa una tuta verde con disegnate sul petto la falce e martello. Ai piedi stivali da cavallerizzo ed a coprire il volto la caratteristica maschera rossa a forma di teschio.

            Non è l’originale Teschio Rosso, ovviamente, e nemmeno pretende di esserlo, piuttosto pretende di essere l’erede di Albert Malik, il cosiddetto Teschio Rosso comunista degli anni Cinquanta che lavorava per i servizi segreti sovietici e forse di essere Malik redivivo.

            Bugie dentro altre bugie in modo da rendere difficile, se non impossibile, riconoscere la verità. La sola cosa certa era che quest’uomo è ormai l’unico Teschio Rosso in circolazione dopo che il criminale nazista è stato ucciso quasi certamente per ordine suo[10] ed è a capo di una rete internazionale di spie decisamente molto pericolosa.

-Stal.- dice improvvisamente il Teschio Rosso -Un nome che rimanda al Piccolo Padre della Patria Sovietica. Tu sei davvero duro come l’acciaio, giovanotto?-

-Bisogna esserlo per sopravvivere al Gulag 17.- risponde l’altro con noncuranza.

-Tu sei l’unico di cui non si sa nulla.- continua il Teschio -La prassi al campo 17 era di non tenere registrazioni degli internati, ognuno di loro era solo un numero: prigionieri che non esistono in un luogo che non esiste, quindi la domanda rimane: tu chi sei veramente?-

-Dovresti chiederlo a Vladimir Maksimovitch Menikov, Compagno Teschio Rosso.-

-Menikov è morto,[11] non te l’hanno detto?-

-Davvero? Ma che peccato.-

-Ma io so ugualmente chi sei… Andrei Mikhailovitch.-

            Stal rimane silenzioso mentre mille pensieri si affollano nella sua mente: se il Teschio sa chi è lui, ha appena pronunciato la sua condanna a morte?-

-Non m’interessa chi eri.- dice ancora il Teschio -Solo una cosa conta per me: sarai leale alla mia causa? Sarai leale a me?-

-La mia patria mi ha voltato le spalle, mi ha portato via tutto, ha fatto di me un reietto, un fuggitivo mentre tu mi hai offerto una seconda possibilità quindi la mia risposta è sì ad entrambe le domande.-

-Non mi serve sapere altro. Puoi andare adesso.-

Stal sospira silenziosamente di sollievo. Per ora è andata, ma non si fa illusioni: presto o tardi i nodi verranno al pettine ed a lui toccherà compiere scelte difficili.

È appena uscito che una porticina su una parete si apre e nella stanza entra un uomo dal fisico massiccio con lunghi baffi alla mongola che indossa una vecchia divisa del KGB. Senza esitare si rivolge al Teschio Rosso:

-Ti tradirà alla prima occasione, lo sai, non è vero? È troppo idealista per non farlo. Lo conosco bene, dopotutto è mio figlio.-

-Se e quando quel momento arriverà, sarò pronto, puoi contarci, Red Barbarian.- replica, deciso, l’uomo con la maschera da teschio.

 

            Un rumore di tamburi lontani, uno sbuffo di fumo e tre donne si materializzano improvvisamente nel corridoio di un hotel. Shirley Lennox crolla sulle sue ginocchia e vomita.

-Come teleporta sei decisamente peggio di Nightcrawler.- dice Sabrina Morrell.

-Io…- comincia a dire Collette Drumm.

            Da dietro una porta chiusa si sente un rumore soffocato, qualcosa che potrebbe essere un urlo seguito da un altro rumore quasi indecifrabile: un sordo brontolio… o un ruggito.

-Se almeno ci avessi portate dentro.- borbotta Sabrina estraendo la sua pistola.

            Spara un paio di colpi contro la serratura quindi le sferra un calcio con tutta la forza che ha e la porta cede. La poliziotta si trova in un piccolo soggiorno. Si guarda rapidamente intorno constatando che è vuoto. Davanti a lei la camera da letto. Prima che possa raggiungerla, la sua porta si apre e ne esce la pantera.

            Il felino fissa Sabrina ed i due esseri di sesso femminile si riconoscono mentre per quella che sembra un’eternità restano come congelati nelle rispettive posizioni, poi l’incantesimo si rompe e la pantera balza addosso alla donna.

            Sabrina spara, una due, tre volte, ma senza apparente effetto, il felino la travolge sbattendola terra e le sue fauci stanno per chiudersi sulla sua testa.

-Ferma!-

            L’ordine è stato dato in una lingua che Sabrina non capisce e che solo più tardi saprà essere una lingua parlata da indigeni della cosiddetta Mesoamerica[12] ormai quasi estinti, per il momento si accontenta del fatto che la pantera si è fermata ed ora sta fissando la donna che ha parlato: Collette Drumm.

            Gli occhi della pantera sono fissa sulla giovane donna in piedi davanti a lei. Ancora una volta salta ma stavolta oltrepassa la ragazza e piomba nel corridoio allontanandosi a grandi balzi.

Sabrina Morrell si rialza di scatto e recupera la pistola che le era sfuggita di mano poi esce nel corridoio dove vede Shirley Lennox che si sta rialzando.

-Stai bene?- le chiede.

-Direi di sì. Ho avuto paura che mi sbranasse ma è saltata sopra di me ed è sparita dietro l’angolo. Cos’è successo?-

-La ragazzina qui ha fatto una specie di trucco e l’ha fatta scappare.-

-Non sono una ragazzina ma una Mambo.-[13] ribatte orgogliosamente Collette.

-Non stiamo a discutere adesso.- taglia corto Sabrina -L’importante è fermare quella dannata pantera. Seguitemi.-

-Non ho con me la mia pistola.- borbotta Shirley.

Sabrina solleva il pantalone destro scoprendo una fondina alla caviglia da cui estrae una Beretta calibro .22 che porge alla collega.

-Non so quanto servirà.- le dice -Quel mosto sembra invulnerabile ma è meglio di niente. Ora andiamo.-

Le urla che sentono indicano chiaramente la strada da seguire.

 

            L’Ispettore Harold Francis Callaghan Jr. guida in modo insolitamente tranquillo per le strade di San Francisco.

-La ringrazio per essersi offerto di accompagnarmi a casa, Ispettore.-

            A parlare è stata una giovane donna di chiara origine latinoamericana seduta accanto a lui.

-Nessun problema.- ribatte Harry -Ormai sono fuori servizio e non è mia abitudine lasciare nei guai una donna in difficoltà.-

            Se poi la donna in questione è anche tremendamente sexy, la cosa non guasta, pensa, maliziosamente, l’Ispettore.

-Un vero cavaliere.- commenta Maria de la Guadalupe Hidalgo Sierra, Lupe per gli amici, numero in cui Harry vorrebbe chiaramente essere, anche se forse amico non è il termine corretto per definire quel che vorrebbe davvero Harry.

-Quando la mia auto si è rotta, mi ero rassegnata a prendere il treno, se non fosse intervenuto lei…-

-Come le ho detto, Professoressa, nessun problema.-

-Mi chiami Lupe… posso chiamarti Harry?-

-Ma certo, io...-

            Qualunque cosa Harry volesse dire, rimane in sospeso perché il suo cellulare squilla. Un attimo dopo si sente la voce di Sabrina Morrell:

<<Harry, sto inseguendo la pantera al Four Seasons, se sei in zona, raggiungimi subito.>>

-Ricevuto, Bree. Sto arrivando.-

Mentre la telefonata si chiude, Harry si rivolge alla sua compagna di viaggio:

-Spiacente, Lupe, ma il tuo ritorno a casa dovrà aspettare.-

-Come tu, nessun problema, Harry.- replica lei -In fondo sono una consulente per questo caso e sono davvero curiosa di vedere questa famigerata donna pantera.-

            Ci vuole poco tempo a Harry per arrivare al Four Seasons Hotel. Il Poliziotto scende impugnando la sua pistola, una Colt .44 Magnum, non esattamente l’arma di ordinanza ma è un regalo di suo padre, un ex ispettore, e lui ci tiene.

-Rimani qui e non muoverti.- intima a Lupe.

            Si guarda intorno. Dove si è ficcata quella dannata belva? Si chiede, poi la vede uscire dall’hotel correndo a larghe falcate. Non è sola: quasi tutti quelli che si trovavano nell’atrio sono scappati al suo arrivo ed ostacolano la visuale di Harry impedendogli di sparare.

            Improvvisamente la pantera cambia direzione e viene verso di lui. Lo ha riconosciuto e vuol finire quel che non ha potuto portare a termine la volta precedente,[14] Harry ne è certo. Spara più volte ma la belva non si ferma, poi, senza alcun preavviso, balza oltre la sua testa ed atterra davanti alla sua auto. Ruggisce verso la donna all’interno quindi corre via.

-Harry!-

            A parlare è stata Sabrina Morrell, appena uscita dall’hotel seguita da Shirley Lennox e Collette Drumm.

-Sto bene.- replica lui -Anche se non sono sicuro di cosa sia successo.

-Dovete averla spaventata.- interviene Lupe Hidalgo -I grandi felini evitano i conflitti se possono.-

-Ne parla come se fosse una vera pantera e non una mutaforma.- commenta Shirley.-

-Quando è in quella forma ragiona come un felino.- replica Collette -È parte della sua maledizione.-

-Si accorda con i miti che conosco.- interviene ancora Lupe.

            Collette le riserva un’occhiata incuriosita. Sembra che stia per dire qualcosa ma è distratta dalle parole di Sabrina:

-Tutti i poliziotti e Vice Sceriffi disponibili stanno convergendo in zona. Ho allertato anche Codice Blu. Con un po’ di fortuna non ci sfuggirà.-

-Non la prenderete, non stanotte.- sentenzia la nipote di Fratello Voodoo.

            Tutti i presenti sentono che non si sbaglia.

 

 

4.

 

 

            Clive Reston e Melissa Greville entrano nella sala riunioni dove effettivamente c’è un po’ di gente ad aspettarli. Oltre ai suoi soliti compagni d’avventure, Shang Chi, Leiko Wu e Black Jack Tarr, ci sono Yorkie Mitchell, ovviamente, Lance Hunter, come si era aspettato, il fratello di Leiko, David, e questa è una sorpresa, una donna bionda in tailleur nero che Clive non ha mai visto prima ma che gli dà l’idea di essere una poliziotta, ed infine un uomo dai capelli bianchi che indossa un gessato blu e che riconosce come Philip Gavin, Direttore Generale del Security Service, noto anche come MI5.

-Benvenuto Clive.- lo saluta Mitchell -Conosci già tutti, immagino, a parte l’Ispettore Capo Christine Adams del SO15.-

SO15, la sigla del Comando Anti Terrorismo del Servizio di Polizia Metropolitana, colloquialmente chiamato Scotland Yard. Tutto sembra indicare un atto di terrorismo interno. Cosa ha combinato stavolta Fah Lo Suee?

-Sono lieta di conoscerla, Mr. Reston.- gli dice Christine Adams stringendogli la mano -Ho sentito molto parlare di lei.-

-Tutte cose brutte immagino… e probabilmente vere.- replica Clive sorridendo.

-Se abbiamo finito coi convenevoli…- interviene, brusco, Gavin -… potremmo passare alle cose serie?-

-Siamo qui per questo, Philip.- replica Yorkie Mitchell -Lascerei spiegare la situazione a Mr. David Wu del Foreign Office.-

-Grazie Signor Direttore.- dice il giovanotto di origini miste britanniche, cinesi e giapponesi -Alle tre del mattino di oggi l’aereo che riportava a Londra il Ministro di Stato per la Sicurezza Internazionale da un meeting delle Nazioni Unite è esploso in volo proprio sopra l’aeroporto di Heathrow. Non ci sono stati superstiti. Quasi nello stesso momento in due zone diverse della città il Ministro di Stato dell’Home Office per l’Anti Terrorismo veniva assassinato nel sonno a casa sua, decapitato per la precisione. Stessa sorte è toccata all’Aiuto Commissario della Polizia Metropolitana a capo del SO15. In entrambi i casi sembra sia stata usata una spada a lama ricurva del tipo usato ai tempi del Celeste Impero per le esecuzioni.-

-Ok, ho capito il punto.- interviene Reston -Ma cosa vi fa credere che la responsabile sia proprio la mia vecchia amica Fa Lo Suee?-

-Perché è stata cosi gentile da dircelo lei stessa.- risponde Mitchell -Ci ha inviato un video. Mr. Wu, vuol essere così gentile….?-

-Ma certo.- replica il diplomatico.

            Alle sue spalle si attiva un monitor che mostra un volto di donna che Clive Reston conosce fin troppo bene. La donna parla con voce calma e dura:

<<Io sono Fa Lo Suee, figlia ed erede del grande Fu Manchu. Coloro che si sono opposti a me e mio padre conosceranno le mia collera. La Gran Bretagna ha scoperto stanotte quale tributo di sangue si paga a sfidarmi, il Giappone lo sta per imparare,…>>

            La porta si apre di colpo ed entra Eve, la segretaria di Mitchell, decisamente scossa:

-Signore…- dice rivolta al suo capo -… hanno appena assassinato il capo del servizio segreto giapponese!-

            Fah Lo Suee non ha perso tempo, pensa Reston.

 

            La moto sfreccia per le vie di New York. Alla guida, non ci si può sbagliare, una donna che indossa una tuta nera attillata che non ne cela le forme, il volto coperto da un casco integrale. Seduto alle sue spalle c’è un giovanotto che veste un costume arancione e marrone, strappato in più punti, niente casco ma una maschera che gli copre la metà superiore del volto.

-Se fossi un bravo ragazzo, terresti le mani più in basso.- dice lei al passeggero.

-Ma io non sono un bravo ragazzo, dovresti saperlo, Agente Michel.- ribatte lui sogghignando.

            La donna non risponde e punta diritta verso l’ingresso di un garage sotterraneo senza rallentare. La sbarra all’ingresso si solleva e la lascia passare. La donna arresta la moto nel primo posto utile mentre il suo passeggero scende con un solo balzo.

-Il Dipartimento H ti ha fornito un telecomando universale?- chiede.

            La donna si toglie il casco e rivela un volto attraente incorniciato da folti capelli neri.

-Equipaggiamento standard del C.S.I.S.-[15] risponde -Neanche noi scherziamo in fatto di gadget sai? Anche se non abbiamo superumani al nostro servizio.-

-Invidia? Se è un’offerta di lavoro ti risponderò quello che ho già risposto alla McNeil: preferisco restare indipendente, si guadagna molto di più.-

-Sei davvero così cinico quanto vuoi sembrare?-

-Lo sono molto di più. È per questo che mi chiamano Daken, che in Giapponese vuol dire Bastardo. Anche questo avresti dovuto saperlo, Vivien.-

-È Vivienne, con l’accento sulla penultima vocale e questo lo sai benissimo.-

-A proposito di accenti, sei del Quebec, giusto?-

-Di Montreal anche se ho antenati scozzesi e inglesi, ma non siamo qui per parlare di me. Tu conoscevi quella tizia che ha tentato di uccidere Kyle Jinadu.-[16]-

Lady Gorgon? È un’assassina al servizio della Mano che ha preso il suo nome dal sensei[17] che l’ha addestrata.-

-Gorgon… ho sentito parlare di lui: l’uomo dallo sguardo che uccide e la Mano… non è una setta di ninja che risale al Giappone medievale?-

-Forse ha radici ancora più antiche. Attualmente è divisa in due fazioni: una che si proclama fedele alle radici spirituali della setta e venera un demone chiamato Bestia del Caos di cui prepara l’avvento. Un’altra, più materiale, che vende i servizi dei suoi assassini al miglior offerente ed ha stretto un patto con la Yakuza.-[18]

-Direi che quella Lady Gorgon apparteneva a quest’ultima fazione.-

-In effetti, ha abbandonato la via seguita da Gorgon. Si dice che sia accaduto dopo uno scontro con un gaijin.[19] Qualche tempo fa: sarebbe stata avvolta dalle fiamme di un incendio e sopravvissuta a stento. Da allora veste sempre quella tuta integrale per nascondere la devastazione portata dalle fiamme al suo corpo ma forse è una storia che lei ha fatto circolare ad arte per proteggere il suo anonimato. Non lo so, non ho mai avuto l’occasione di spogliarla.-

-Sei disgustoso.-

-Mai detto il contrario.-

-Ad ogni modo, perché ne parli al presente? Le ho svuotato addosso un intero caricatore ed in più è piombata nel fiume. Non può essere sopravvissuta.-

-Io lo sarei ed anche diversa altra gente. In più lei è un’adepta della Mano, per loro la morte non è sempre un ostacolo.-

            Mentre stanno parlando Daken e Vivienne Michel hanno preso un ascensore che li porta al piano dove hanno sede gli Imperial Studios. L’ascensore si ferma e le porte si aprono lentamente mostrando uno scenario di corpi straziati e sangue dappertutto.

            Daken si rivolge a Vivienne in tono sarcastico:

-Ancora convinta che Lady Gorgon sia morta?-

 

            L’alba sorge sulla Baia di San Francisco e le comunità che sorgono tutt’intorno si risvegliano pronte a riprendere le attività di tutti i giorni. Oakland è con San Francisco e Berkeley una delle città più famose e attive della zona ed è allo sbocco di Oakland del Ponte sulla Baia che una squadra di operai fa una scoperta che porrà bruscamente termine alla loro giornata di lavoro.

            Il caposquadra sta esaminando il piano di lavoro quando uno dei suoi uomini lo chiama:

-George, vieni qui, presto!-

            L’uomo di nome George sbuffa ma accorre al richiamo del suo operaio. C’è della terra scavata di fresco e poco distante un uomo sta vomitando.

-Che succede adesso?- chiede George a quello che lo ha chiamato -Non ditemi che avete trovato qualche vecchio scheletro.-

            L’uomo è pallido ed ha decisamente un’aria cupa e scossa quando risponde:

-Non direi proprio, George, ma guarda tu stesso.-

            George si china a guardare nello scavo e quello che vede dipinge sul suo volto un’espressione di autentico orrore:

-Oh, Mio Dio!- esclama.

 

 

5.

 

 

            Nella piccola nazione dell’area caraibica chiamata Repubblica Cooperativa della Guyana[20] il supercriminale sudamericano noto come Tarantula entra in un magazzino e lo trova vuoto a parte la supercriminale americana che si fa chiamare Regina Ragno che giace svenuta sul pavimento.

-Ma che diavolo è successo qui?- chiede a voce alta ma nessuno sa rispondere.

            Improvvisamente si blocca mentre una voce nota risuona nell’auricolare incorporato nel suo cappuccio. Lui ascolta attentamente poi si rivolge agli altri con lui ovvero l’uomo chiamato Machete e la donna nota come Aspide:

-El jefe, il capo ci vuole da lui subito.-

-Dobbiamo tornare allo yacht?- chiede Aspide.

            Un attimo di silenzio, poi Tarantula replica.

-Non c’è più nessuno yacht. Tarantula Nera ci aspetta alla sua villa. Seguitemi.-

            Si carica sulle spalle l’ancora svenuta Regina Ragno poi, assieme agli altri, raggiunge il motoscafo in attesa che riparte diretto verso il mare aperto.

            Aspide scambia un rapido sguardo con Machete e si augura di non stare per finire dalla padella nella brace.

 

            Scimitarra contro Katana, è un bel duello, pensa Elektra, ma deve porvi fine in fretta. L’orgoglio dell’uomo chiamato appropriatamente Scimitar gli impedisce di chiamare in aiuto le guardie ma presto o tardi qualcuno si accorgerà che qualcosa non va e lei non vuole giocarsi le chance di uscire viva dal bunker in cui si trova.

-Ti ammazzerò, cagna!- urla Scimitar.

            Elektra non replica e riflette sul da farsi. Il suo nemico è in gamba ma troppo impetuoso e questo lo lascia spesso con la guardia scoperta. Deve solo aspettare il momento favorevole e quel momento è adesso.

            Elektra lancia il suo sai dritto contro la fronte del suo avversario.

 

            L’espressione sul volto di Sabrina Morrell rende evidente il suo stato di frustrazione, lo stesso che è possibile leggere sui volti degli altri presenti nel suo ufficio. Il motivo è semplice: nonostante la caccia spietata, la donna pantera è scappata ancora una volta.

-Mi dispiace Bree.- dice il Comandante Paul Carson, capo della speciale unità SWAT anti superesseri denominata Codice Blu -Non siamo riusciti a prenderla.-

-Non darti tutte le colpe, Paul.- ribatte Sabrina -Non è sfuggita solo a te ed alla tua squadra, ma a tutti noi. Per giunta Anita Delgado è scomparsa. In qualche modo ha eluso la sorveglianza per raggiungere il Four Seasons e commettere il suo ennesimo delitto. Ora siamo certi che è lei la donna pantera ma non sappiamo più dove sia. Se penso che l’ho avuta nel mirino per ben due volte stanotte e non ho combinato nulla.-

-Le normali pallottole non possono nulla contro quelle come lei.- afferma Collette Drumm.

-E tu che ne sai ragazzina?- chiede la bionda agente del F.B.S.A. Donna Kiel -Cosa sai di quella creatura che noi non avremmo capito?-

-So che non è una mutante o il risultato di un esperimento scientifico andato male.- risponde la ragazza -È una creatura maledetta da qualcosa di soprannaturale. Ieri ho sentito quella professoressa di Antropologia dire che gli indios di Costa Verde credono che i loro antichi dei vivano ancora in mezzo a loro. Non è una semplice credenza, è vero e non tutti loro sono benevoli, alcuni sono malvagi. Voi li definireste, forse più appropriatamente, demoni. Uno di loro era il dio giaguaro, crudele e spietato che richiedeva sacrifici umani specie di giovani vergini che prendeva come sue spose ad ogni cambio di luna-

-Il sesso sembra essere una costante in questa storia.- commenta Donna Kiel.

-Ci stai chiedendo di credere a cose difficili da digerire.- interviene Shirley Lennox.

-Davvero? Eppure non avete difficoltà ad accettare la presenza di Thor, Ercole e quelli come loro che dicono di essere dei, perché non potete farlo per altri?-

-Ok, hai centrato il punto.- ammette Sabrina -Ammettiamo pure che la nostra assassina sia vittima di una maledizione in stile licantropo, anche se la sua maledizione è scatenata da qualcosa di decisamente diverso dalla luna piena, ci servono pallottole d’argento per fermarla?-

-Potrebbero essere sufficienti ma ancora di più se vi incidessi sopra degli scongiuri in lingua Kamekeri.-          [21]

-Se funziona, puoi inciderci tutto quello che vuoi.- replica Paul Carson -Ma perché queste cose non ce le ha dette l’antropologa? A proposito, dov’è adesso?.-

-Harry l’ha accompagnata a casa sua e non si è fatto troppo pregare per farlo.- risponde Sabrina -Peccato, avrei voluto farle delle domande su questa storia del dio giaguaro.-

            In quel momento entra, trafelata, l’Agente Mary Elizabeth Steiner di Codice Blu.

-Scusate.- dice -Ma è appena arrivato un rapporto dalla Polizia di Oakland -Stamattina presto degli operai che erano al lavoro sul braccio est del Ponte sulla Baia hanno scoperto una fossa con dentro i resti di uomini che chiaramente erano stati sbranati e divorati. Il Medico Legale della Contea di Alameda ha già fatto un primo esame superficiale e pensa che i segni sui resti siano compatibili coi denti di un giaguaro così ha avvertito noi.-

-Anita Delgado ha già colpito dall’altro lato della Baia prima di venire a San Francisco ma è stata abbastanza accorta da non commettere i suoi delitti in luoghi frequentati e da far sparire i resti dei suoi pasti? Qualcosa non mi quadra.- commenta Donna Kiel.

-Non ho finito.- continua Steiner -Alcuni di quei resti erano sicuramente lì da almeno un paio d’anni.-

-E Anita Delgado è immigrata da Costa Verde solo sei mesi fa.- dice Sabrina -Sapete cosa significa questo?-

-Non c’è una sola donna giaguaro!- esclama Paul Carson -Ce ne sono almeno due!-

 

 

CONTINUA

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Che dire?

1)     Suppongo che la rivelazione finale non abbia davvero sorpreso nessuno ma non è ancora finita e forse avrete un’idea di cosa sta per succedere… o forse no. -_^

2)     Kate Kildare è un personaggio creato da Matt Fraction & Barry Kitson su The Order Vol. 2° #2 datato ottobre 2007.

3)     Lucretia Jones è stata creata da Gerry Conway & Gene Colan su Daredevil Vol. 1° #95 datato gennaio 1973.

4)     Robert Algren è stato creato da Ed Brubaker e Michael Lark su Daredevil Vol. 2° #101 datato novembre 2007.

5)     Philip Gavin è stato creato da Ed Brubaker & Steve Epting & Mike Perkins su Captain America  Vol. 5° #19 datato agosto 2005.

6)     David Wu è stato creato da Doug Moench & Mike Zeck su Master of Kung Fu Vol. 1° # 90 datato luglio 1980.

Nel prossimo episodio: siamo arrivati a 100 episodi, non riesco a crederci ma è così. Che cosa vi aspetta? È una sorpresa. -_^

 

 

Carlo



[1] La storia di Artiglio d’Argento è stata recentemente rinarrata su Avengers Icons #16 e seguenti.

[2] Pare sia un’antica maledizione cinese

[3] Nomignolo della sede del Secret Intelligence Service britannico, detto anche MI6.

[4] Organo del Governo Britannico che supervisiona i servizi di intelligence.

[5] Traduzione impropria ma ormai accettata di Phansighar altrimenti detti Thughs.

[6] Come visto nell’episodio #93.

[7] Crime Scene Investigations.

[8] Acciaio in Russo.

[9] Tutti i dialoghi di questo paragrafo sono in Russo.

[10] Ed è effettivamente così, come ben sa chi ha letto Vendicatori #90.

[11] Ucciso su The Others Annual  #1.

[12] Regione storico-culturale che va dall’attuale Messico Meridionale all’attuale Guatemala.

[13] Sacerdotessa Voodoo.

[14] Ovvero nell’episodio #95.

[15] Canadian Secret Intelligence Service, il servizio informazioni dall’estero del Canada.

[16] Nello scorso episodio.

[17] Maestro, professore, in Giapponese

[18] Il crimine organizzato giapponese.

[19] Straniero, barbaro, in Giapponese.

[20] Che una volta tanto non è una nazione inventata. -_^

[21] L’antica popolazione che abitava l’attuale Costa Verde prima dell’arrivo dei Conquistadores.